Da ieri la riforma della protezione civile è a tutti gli effetti una realtà: è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 17 del 22 gennaio 2018 il Decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1 (*)
recante "Codice della protezione civile". Dopo il parere n. 2647 del 19 dicembre 2017 del Consiglio di Stato il nuovo codice è stato approvato dal Consiglio dei Ministri n. 66 del 29 dicembre
2017. Il decreto legislativo entrerà in vigore il 6 febbraio 2018. Il decreto è costituito da 50 articoli suddivisi in 7 capi: - Capo I Finalità, attività e composizione del Servizio nazionale
della protezione civile - Capo II Organizzazione del Servizio nazionale della protezione civile - Capo III Attività per la previsione e prevenzione dei rischi - Capo IV Gestione delle emergenze
di rilievo nazionale - Capo V Partecipazione dei cittadini e volontariato organizzato di protezione civile - Capo VI Misure e strumenti organizzativi e finanziari per la realizzazione delle
attività di protezione civile - Capo VII Norme transitorie, di coordinamento e finali. Il provvedimento, frutto di un percorso condiviso durato alcuni anni, chiarisce in modo più netto la
differenziazione tra la linea politica e quella amministrativa e operativa ai differenti livello di governo territoriale; migliora la definizione della catena di comando e di controllo in
emergenza in funzione delle diverse tipologie di emergenze; definisce le attività di pianificazione volte a individuare a livello territoriale gli ambiti ottimali che garantiscano l’effettività
delle funzioni di protezione civile; stabilisce la possibilità di svolgere le funzioni da parte dei comuni in forma aggregata e collegata al fondo regionale di protezione civile; migliora la
definizione delle funzioni del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nell’ambito del servizio di protezione civile, quale componente fondamentale; introduce il provvedimento della “mobilitazione
nazionale”, preliminare a quello della dichiarazione dello stato d’emergenza; individua procedure più rapide per la definizione dello stato di emergenza, con un primo stanziamento non collegato
come attualmente alla ricognizione del danno; finalizza il fondo regionale di protezione civile al potenziamento territoriale e al concorso alle emergenze di livello regionale; coordina le norme
in materia di volontariato di protezione civile, anche in raccordo con le recenti norme introdotte per il Terzo settore e con riferimento alla partecipazione del volontariato alla pianificazione
di protezione civile; E stabilisce diversi punti chiave, sciogliendo alcuni nodi pre-esitenti: Finalità, attività e composizione del Servizio nazionale della Protezione civile Il testo definisce
il Servizio nazionale della Protezione civile, quale sistema che esercita la funzione di protezione civile costituita dall’insieme delle competenze e delle attività volte a tutelare l’integrità
della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da eventi calamitosi di origine naturale o dall’attività dell’uomo. Sono comprese tra tali attività
quelle volte alla previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi, alla pianificazione e gestione delle emergenze e al loro superamento. Autorità di protezione civile Il decreto individua le
autorità di protezione civile che, secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, garantiscono l’unitarietà dell’ordinamento esercitando, in relazione ai rispettivi ambiti
di governo, le funzioni di indirizzo politico in materia di protezione civile. Il testo conferma poi l’attuale classificazione degli eventi emergenziali di protezione civile in base alla loro
dimensione e gravità. Attività per la previsione dei rischi Il provvedimento stabilisce che il sistema di allertamento, articolato in un livello nazionale e uno regionale, abbia come obiettivo,
ove possibile, il preannuncio in termini probabilistici degli eventi, nonché il monitoraggio e lasorveglianza in tempo reale degli stessi e dell’evoluzione degli scenari di rischio, al fine di
attivare il servizio nazionale della protezione civile ai differenti livelli territoriali; si prevede inoltre in modo esplicito la partecipazione dei cittadini, in forma singola o associata, al
processo di elaborazione della pianificazione di protezione civile, in correlazione alle esigenze di diffusione della conoscenza di tali strumenti e della relativa informazione. Fasi per la
gestione delle emergenze di rilievo nazionale Il testo ne delinea il quadro generale: dichiarazione dello stato di mobilitazione del servizio nazionale della protezione civile, che consente un
intervento del sistema nazionale anche in fase preventiva, ove possibile; dichiarazione dello stato di emergenza, con la definizione di un primo stanziamento da destinare all’avvio delle attività
di soccorso e di assistenza alla popolazione. Tale fase si attiva al verificarsi degli eventi di livello nazionale, a seguito di una valutazione speditiva eseguita dal dipartimento della
protezione civile, sulla base delle informazioni ricevute in raccordo con i territori, nelle more della ricognizione puntuale del danno (oggi il primo stanziamento avviene dopo la ricognizione
del danno con allungamento dei tempi di delibera e di intervento); individuazione delle ulteriori risorse necessarie per il prosieguo delle attività, a seguito della Stato di emergenza Il decreto
prevede che la dichiarazione non possa superare in termini temporali i 12 mesi più 12, in luogo dei 6 mesi più 6 previsti oggi. Inoltre, le ordinanze di protezione civile sono emanate acquisita
l’intesa delle Regioni interessate e possono intervenire, oltre che riguardo all’organizzazione e all’effettuazione degli interventi di soccorso e assistenza alla popolazione, al ripristino della
funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, alla gestione dei rifiuti, delle macerie e alle misure volte a garantire la continuità amministrativa, ancheriguardo
all’attivazione delle prime misure economiche di immediato sostegno al tessuto economico e sociale dei cittadini e delle attività economiche e produttive direttamente interessate dall’evento per
fronteggiare le necessità più urgenti. Volontariato organizzato Vengono regolamentate le attività di volontariato organizzato, definendo in maniera chiara i gruppi comunali di protezione civile e
introducendo la responsabilità del cittadino rispetto alle indicazioni date dalle autorità di protezione civile ai diversi livelli. Misure e strumenti organizzativi e finanziari per le attività
di protezione civile Il testo prevede una ripartizione delle risorse in tre fondi: fondo nazionale di protezione civile per le attività di previsione e prevenzione (risorse per lo svolgimento
delle attività di previsione e prevenzione dei rischi assicurate dal dipartimento della protezione civile già iscritte al bilancio); fondo per le emergenze nazionali (per gli eventi emergenziali
nazionali); fondo regionale di protezione civile (fondo che contribuisce al potenziamento del sistema di protezione civile regionale e concorre agli interventi di carattere regionale). Su un tema
così importante, il nostro giornale, oltre ad aver seguito negli anni le varie fasi dell'iter, ha aperto un apposito osservatorio che ha ospitato e continuerà ad ospitare interviste e pareri dei
principali attori del sistema. Le interviste che seguono delineano chiaramente il percorso svolto fino ad ora, un percorso che non si esaurisce con l'approvazione della legge, ma che continuerà
per i prossimi anni in cui il codice verrà sperimentato e applicato, e che noi continueremo a monitorare. ♦ #RiformaProciv, cosa cambia per il volontariato. Intervista a Roberto Giarola (DPC) ♦
Riforma della Protezione Civile: per le Misericordie un decreto che consente alle associazioni il lavoro di prevenzione e la presenza sul territorio ♦ Paola Gazzolo sull'approvazione della
#RiformaProCiv: "Le nuove regole garantiscono velocità, semplicità, efficacia ed efficienza" ♦ #RiformaProciv, Dellantonio, CNSAS: "La nuova legge favorisce l'operatività sul campo" ♦ Ingegneri e
protezione civile, Zambrano: "Bene la riforma. Ora maggior coinvolgimento delle professioni" ♦ #RiformaProciv, Piantedosi, CNGeGL: "Ancora troppo marginale il ruolo dei professionisti" ♦ Riforma
protezione civile, Schuler (Alto Adige): "Sono fiducioso che si troverà la soluzione ai nostri dubbi" ♦ Riforma della protezione civile: tutti d'accordo tranne Trento e Bolzano ♦ Borrelli: "Con
la riforma sistema più efficace e performante. C'è tempo fino al 4 gennaio" - VIDEO ♦ #RiformaProciv, Pregliasco, Anpas: "Rafforzato il ruolo del volontariato" ♦ Raffaella Mariani: "Né disparità
né incongruenze. Con la riforma della protezione civile si semplifica" - VIDEO ♦ Chiara Braga: "La riforma della protezione civile? Un patrimonio per il Paese" - VIDEO red/pc (*) 24 gennaio -
nota per il lettore: Il numero di inserzione di Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana, attribuito al decreto legislativo citato, è «1» e non «224», come erroneamente
inizialmente indicato in Gazzetta ufficiale . Pertanto, la corretta dicitura è: «Decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1 e non 224», vedasi errata corrigepubblicata in Gazzetta ufficiale.
Formazione del volontario di Protezione Civile, intervista con Roberto
Giarola
Essere volontari in Protezione Civile è sicuramente uno dei modi migliori per aiutare il proprio
territorio e la propria realtà. Ma la formazione del volontario in Protezione Civile non è semplice, solo perché non ci sono i passaggi più “sanitari” che coinvolgono solitamente
gli operatori dell’emergenza 118. Il volontario di Protezione Civile ha compiti precisi e attività relative a situazioni tecniche, che devono
rispettare direttive precise.
Il responsabile della formazione in Protezione Civile, Roberto Giarola
Per questo motivo il Dipartimento della Protezione Civile ha un ufficio speciale per la formazione dei volontari, che si
occupa di dare le direttive migliori affinché gli uomini e le donne che interverranno negli scenari abbiano tutta la formazione necessaria per fare bene, e incidere così positivamente nelle opere
di preservazione, tutela e messa in sicurezza che competono a queste forze in caso di emergenza. Il responsabile di questo ufficio è il dottor Roberto Giarola, che durante lo Spencer Day 2017 ha contribuito alla discussione sulla formazione dei volontari con una interessante intervista telefonica,
che vi riportiamo. Nelle attività di pianificazione e gestione di emergenze e esercitazioni, il Servizio Formazione coordina la partecipazione e l’intervento delle organizzazioni di
volontariato specializzate nei diversi settori di intervento mantenendo il necessario raccordo, per gli aspetti tecnico-operativi relativi all’impiego, con i competenti Uffici del Dipartimento.
E’ quindi importante capire come la formazione incida fortemente sul mondo della Protezione
Civile in ogni istante.
Dottor Giarola, come si devono preparare al meglio i volontari di Protezione Civile per avere una formazione adeguata ai
contesti in cui devono operare?
Allora mi permetta prima brevemente di inquadrare qual è il ruolo che il volontariato di Protezione Civile svolge
all’interno del nostro sistema, che è un ruolo fondamentale e che si sviluppa in tutti gli ambiti di attività della Protezione Civile quindi non solo nell’intervento di soccorso e di
assistenza alla popolazione ma anche negli ambiti di preparazione quindi la pianificazione d’emergenza e anche nelle attività preventive. Questo è importante perché focalizza quella che è la
ragione per la quale il volontariato è diventato sempre di più una componente insostituibile dei sistemi di protezione civile del nostro paese. C’è stata una grandissima evoluzione in questo,
diciamo che la data storia alla quale si fa risalire la nascita del concetto di volontario di Protezione Civile è l’alluvione di Firenze del ’66. Si ricorderà in quell’occasione da tutto il
mondo quasi, non solo da tutta Italia, delle persone normali, cittadini si recarono spontaneamente per dare una mano, mettersi a disposizione e fare quello che si poteva.
Quello che si capì subito in quel contesto era che questa era innanzitutto una risorsa eccezionale, perché, come dire,
consentiva di avere grandissime disponibilità di numeri di persone per far fronte ad un evento di quelle dimensioni, ma soprattutto si capì anche che non poteva essere gestito così e cioè in
maniera assolutamente spontanea e occasionale. Lì nasce l’idea di un volontariato organizzato di Protezione Civile. Quindi si comprese in quell’occasione che era necessario uno sforzo
organizzativo e cioè che bisognava dare stabilità; anche perché il soccorritore non deve diventare una persona da soccorrere, nel senso che dev’essere una risorsa e non un appesantimento del
sistema di intervento.
E da lì ad oggi di strada n’è stata fatta tantissima. Oggi noi abbiamo migliaia di associazioni su tutto il
territorio nazionale che hanno fatto dei temi della Protezione Civile una organizzazione stabile, continuativa, sono raccolti dalle grandi associazioni nazionali, sono una quarantina quelle
iscritte nel nostro elenco centrale, cioè quello cui il Dipartimento dialoga direttamente, e poi ci sono centinaia, migliaia di associazioni sul territorio, anche gruppi comunali, che sono
coordinati dalle protezioni civili regionali.
Il punto chiave di tutto questo è che non è un’attività occasionale, cioè non è che il cittadino che vuole dare una
mano si presenta all’occorrenza quando c’è l’evento e viene messo a lavorare, si tratta di spendersi nell’associazione per costruire quella capacità e quella preparazione che consentono di
avere un intervento efficace. E quindi il tema della formazione è quello, come dire, particolarmente significativo in questo. Come si fa prepararsi per prevenire l’emergenza? Si deve
essere adeguatamente
-
formati
-
preparati
-
equipaggiati
questi 3 punti sono i punti chiave sulla base dei quali oggi le associazioni di volontariato di protezione civile
costruiscono i loro percorsi interni. E anche su questo di strada ne abbiamo fatta molta, chi ha visto operare i volontari in televisione li ha visti operare anche in contesti estremamente
impegnativi. I volontari non svolgono solo funzioni di tipo generico, svolgono anche funzioni molto specifiche: si occupano degli aspetti di radiocomunicazione per esempio, si occupano
di tutta la filiera della preparazione e distribuzione degli alimenti, così come si occupano di attività di soccorso anche per esempio in ambienti circoscritti, in macerie e l’attività
sanitaria sicuramente tra queste. Come dire svolgono veramente un’attività che abbraccia a 360gradi il panorama delle necessità che in situazione d’emergenza devono essere messe in
campo.
Ma il punto chiave è proprio quello, la stabilità. Non ci si improvvisa volontari, si deve essere preparati,
addestrati, ed equipaggiati perché altrimenti si mette a rischio la propria incolumità e quella delle persone che si vanno ad assistere.
Ecco Dott. Giarola da questo punto di vista per dare anche una stabilità alla formazione immaginiamo ci sia un lato di
training pratico molto molto importante e che ci pare a livello europeo si stia sviluppando sempre di più, ci sono già dei progetti da parte del Dipartimento su questo tema?
L’attività di training è l’attività chiave nel senso che la
formazione si sviluppa su 2 filoni classici:
-
una formazione di tipo teorico ma soprattutto poi
-
una pratica addestrativa
Queste attività non sono svolte solo a livello europeo ma sono soprattutto un’attività che viene svolta, come dire, in
casa dalle associazioni di volontariato attive sul territorio nazionale.
Noi da sempre sosteniamo le associazioni nell’organizzazione di corsi di formazione su vari temi che possono avere
attinenza di ordine generale, piuttosto che la sicurezza o quant’altro, ma possono avere anche tematiche molto specifiche cioè l’utilizzo di una specifica attrezzatura che viene acquistata
dall’associazione per fare un intervento di tipo particolare.
Così come sosteniamo le associazioni nella realizzazione di esercitazioni. Le esercitazioni, o le prove di soccorso, le
prove addestrative sono il punto chiave perché solo in quel contesto viene consentito all’associazione di mettere veramente alla prova le proprie capacità e le competenze acquisite dai
volontari. Di queste ce ne sono a centinaia tutto l’anno, tutte le associazioni le fanno e in molti casi le associazioni le gestiscono anche in un contesto integrato con il sistema di
Protezione Civile; vale a dire che l’esercitazione non coinvolge solo i volontari ma coinvolge tutta la filiera della Protezione Civile del territorio, quindi anche le autorità locali e le
componenti professionali che su quel territorio operano. Le esercitazioni sono proprio queste, una mobilitazione di sistema, non solamente di una singola componente. In questo, sui temi della
sicurezza in particolare poi dopo l’adozione del D.L. 81/2008 abbiamo fatto dei passi specifici; vale a dire che i temi della tutela sicurezza, della salute dei volontari hanno disciplina
speciale. Non si applica al volontariato di Protezione Civile il D.L. 81 in quanto tale, ma si applicano dei provvedimenti speciali che la legge ha previsto, e che sono stati puntualmente
adottati, che creano un percorso specifico per la gestione della salute e della sicurezza dei volontari di protezione civile. Il punto chiave di questi provvedimenti è proprio la
formazione.
Addirittura noi abbiamo stabilito che, l’aver svolto attività formative, oltre che interventi operativi in emergenza, è
un requisito fondamentale per poter rimanere iscritti negli elenchi che abilitano le associazioni ad operare sia in emergenze locali che nazionali.
Questo è proprio un punto davvero importante nella nostra giornata perché sia il tema del rispetto della normativa ma
soprattutto il concetto espresso dal testo Unico della Sicurezza sul Lavoro è un supporto fondamentale per aiutarci come sistema nazionale a non avere volontari che si infortunano. Perché come
tutti i volontari sanno perfettamente la prima regola che viene definita durante i corsi è “bisogna operare in sicurazza” ma la seconda è “bisogna evitare di
infortunarsi per evitare di aggravare il peso sui soccorritori successivi”. Ecco proprio questo tema per noi è centrale e mi sembra di capire che la Protezione Civile ci si sia
concentrata sopra in maniera molto molto approfondita.
Guardi senz’altro nel senso che la nostra attività è stata innanzitutto quella di costruire la regolazione
specifica del settore. Come le dicevo la tutela della salute e della sicurezza dei volontari di Protezione Civile ha una disciplina speciale, questa disciplina è stata coordinata da noi ed è
contenuta in un decreto ministeriale ed in alcuni atti successivi nostro Capo Dipartimento ed è una disciplina che non abbiamo costruito in maniera autonoma; ma cha abbiamo costruito proprio
lavorando insieme con i volontari e i responsabili delle Protezioni Civili dei territori. Questa disciplina si basa sostanzialmente su un concetto molto concreto e cioè superare, se mi posso
permetter, un po’ una criticità dell’impianto del D.L. 81 che talvolta viene purtroppo in qualche misura un po’ svilito da una lettura un po’ formalista. E cioè nel mondo delle aziende si
tende a focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti un po’ formali risolti i quali si ritiene di aver risolto il problema; al contrario bisogna invece impegnarsi per costruire insieme ai
volontari una normativa che fosse anche adatta al volontario di protezione civile.
Il volontario di protezione civile ha un forte spirito pratico, mal tollera l’adempimento fine a se stesso ma invece è
molto pronto e attento quando le cose che gli vengono chieste hanno una chiara e diretta utilità pratica. Ecco perché la Disciplina sulla Sicurezza che noi abbiamo costruito è una disciplina
molto concreta e che si basa sostanzialmente sull’uso dei dispositivi di protezione individuale che dev’essere coerente con le specifiche di quei dispositivi e con la formazione.
Formazione che si sviluppa su vari aspetti, non ultimo un aspetto che talvolta viene trascurato cioè l’informazione;
l’informazione sugli scenari di rischio di protezione civile in cui si opera. Perché noi non chiediamo ai volontari di protezione civile di diventare dei sismologi o degli esperti di frane ma
avere una chiara visione di come alcuni passaggi ed elementi fondamentali della manifestazione di quei tipi di rischi si realizzano, è una condizione fondamentale per poter operare in maniera
efficace evitando di mettersi in situazione di pericolo.
Dott. Giarola c’è poi l’ultimo tassello di tutto questo mondo che è quello del cittadino comune. Come la Protezione Civile
fa anche comunicazione e formazione verso questo cittadino che può diventare un po’ più, come si dice in termini tecnici, resiliente?
Allora questa è veramente la sfida che abbiamo davanti perché l’Italia è un paese che sul piano dei rischi
naturali non si fa mancare nulla lo sappiamo; e questa non è una condizione comune a tanti altri paesi. Pensiamo che alcuni nostri partner europei vivono un confronto con il rischio limitato
ad alcuni settori, noi invece simo presenti su tutti i tavoli; ecco come dire in questo non ci facciamo mancare niente nel paese.
Ecco quindi la vera sfida non è solo di migliorare l’efficienza dell’apparato di assistenza e di soccorso, non è solo
quella di migliorare gli strumenti di pianificazione delle emergenze e di prevenzione ma quella di migliorare la cultura di protezione civile dei nostri cittadini rendendoli protagonisti in
primo luogo della loro sicurezza.
Come fare? Perché andiamo a toccare alcuni aspetti molto delicati, anche molto legati, se
mi posso permettere, alla nostra natura, cioè un certo atteggiamento scaramantico di rimozione di alcuni fattori è un po’ una caratteristica che ahimè purtroppo ci contraddistingue.
Su questo noi abbiamo varie attività in corso, alcune nelle scuole per esempio perché è il passaggio chiave. I ragazzi
nei primi anni sono più ricettivi ad affrontare certi temi senza sovrastrutture mentali rispetto agli adulti; ma anche con delle campagne rivolte a tutti i cittadini. La più importante è la
campagna chiamata “Io non rischio”, c’è anche un sito internet dedicato: www.iononrischio.it . Questa
è una campagna che è giunta alla sua settima edizione quest’anno, il 2017 sarà la sua settima edizione, si focalizza su un evento annuale che avrà luogo ad ottobre dove i volontari di
Protezione Civile vanno sul territorio, nelle piazze a parlare con i cittadini, non dei grandi temi dei rischi, ma sul fatto che ciascun cittadino deve avere un minimo livello di
consapevolezza rispetto ai rischi del suo territorio, e a quelle buone pratiche che lui direttamente può mettere in pratica, può attuare, senza bisogno di essere per forza uno scienziato o
che arrivi qualcuno a dirglielo. Sono misure anche molto semplici, proprio per migliorare quel livello di resilienza complessivo, che giocano sia sul piano di azioni pratiche che su
quello della consapevolezza del rischio. Una campagna molto importante sulla quale il volontariato di Protezione Civile è il protagonista perché la fanno i volontari. Abbiamo scelto non a
caso di andare a parlare di rischi a cittadini non mandando degli scienziati, degli esperti; ma mandando volontari, cioè cittadini come gl’altri.
La campagna avviene sul territorio perché il volontario incontra quello che è il suo concittadino, magari il suo vicino
di casa che vede tutti i giorni. Anche per fare capire che occuparsi dei rischi in una modalità consapevole, mettere in pratica buone misure, non è una roba da eroi, lei prima ha citato il
termine “eroico”, non è una cosa da eroi; è una cosa da cittadini qualunque, da cittadini normali, consapevoli; e questo è secondo noi il passaggio chiave. Perché se non facciamo un’attività
di crescita di questa consapevolezza diffusa, temiamo che la fatica che fa il sistema di Protezione Civile fa in occasioni d’emergenza sarà sempre molto forte.
Ecco Dott. Giarola, per chiudere questa bellissima intervista, e già la ringrazio perché ci sono degli spunti davvero
interessanti per tutti i volontari, vorrei parlare però chiudere di quello che è iniziato 7 mesi fa, insomma il 26 agosto con le prime scosse di terremoto e vorrei capire un po’ quali
sono le esperienze, gli spunti che sono maturati da questa emergenza terremoto e se ci sono già in atto dei breefing dal punto di vista formativo.
Dei breefing è presto perché noi siamo ancora in emergenza, noi simo ancora in piena attività. Lei sa che le scosse ci
sono; questo terremoto ha molte particolarità, non ultima il fatto che noi abbiamo avuto una sequela di eventi di fortissima intensità che si è prolungata molto nel tempo e questa è una
particolarità di questo evento. Lei ha ricordato prima gli eventi di ottobre che sono stati tra i più forti, quella del 30 ottobre in particolare tra i più forti degli ultimi 30
anni in Italia, e poi ancora a gennaio una serie di eventi di magnitudo superiore a 5, una situazione veramente complessa.
Quindi noi oggi ancora siamo in fase operativa. Voi sapete che è in corso la costruzione e la realizzazione delle aree
in cui verranno realizzate le strutture abitative d’emergenza, insomma i lavori sono in corso.
L’importanza di questo, la particolarità più che l’importanza, di questo evento è la tipologia di comunità sulle quali
l’evento ha impattato. Cioè piccole realtà e piccoli comuni con una popolazione molto ridotta, il che significa che anche le strutture di Protezione Civile di quei territori erano, e anche
amministrative, non solo di Protezione Civile, molto ridotte. Per esempio una novità in questo caso è stata che il volontariato di Protezione Civile è stato attivamente impegnato in
un’attività di gemellaggi con le amministrazioni comunali. Perché nel momento immediatamente successivo all’emergenza ci si è resi conto che le comunità avevano bisogno di essere supportate
anche nella semplice gestione delle attività comuni che l’emergenza aveva reso impraticabili.
Questa è la novità di quest’anno sulla quale faremo sicuramente una riflessione, perché ha messo il
volontario di Protezione Civile in una condizione particolare che non è solamente quella di svolgere mansioni di tipo tecnico, ma è quella di svolgere un’attività reale di supporto anche per
esempio tra il cittadino e la sua amministrazione. Questi sono campi nuovi, e anche su questi campi nuovi il tema formativo è essenziale perché parlare co le persone in un contesto
emergenziale non è una cosa semplice, non si ci improvvisa, non bastano i buoni sentimenti, che sono un presupposto; ci vuole anche una capacità e una professionalità.
ROMA. Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente
Paolo Gentiloni, ha approvato, in via definitiva, un decreto legislativo di attuazione della riforma della protezione civile.
Obiettivo del provvedimento è il rafforzamento complessivo
dell'azione del servizio nazionale di protezione civile in tutte le sue funzioni, con particolare rilievo per le attività operative in emergenza. A questo scopo, il decreto chiarisce in modo più
netto la differenziazione tra la linea politica e quella amministrativa e operativa ai differenti livello di governo territoriale; migliora la definizione della catena di comando e di controllo
in emergenza in funzione delle diverse tipologie di emergenze; definisce le attività di pianificazione volte a individuare a livello territoriale gli ambiti ottimali che garantiscano
l'effettività delle funzioni di protezione civile; stabilisce la possibilità di svolgere le funzioni da parte dei comuni in forma aggregata e collegata al fondo regionale di protezione civile.
Inoltre migliora la definizione delle funzioni del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nell'ambito del servizio di protezione civile, quale componente fondamentale; introduce il provvedimento
della "mobilitazione nazionale", preliminare a quello della dichiarazione dello stato d'emergenza; individua procedure più rapide per la definizione dello stato di emergenza, con un primo
stanziamento non collegato come attualmente alla ricognizione del danno; finalizza il fondo regionale di protezione civile al potenziamento territoriale e al concorso alle emergenze di livello
regionale; e coordina le norme in materia di volontariato di protezione civile, anche in raccordo con le recenti norme introdotte per il Terzo settore e con riferimento alla partecipazione del
volontariato alla pianificazione di protezione civile.
Quando qualcuno ha bisogno del nostro aiuto, sono diverse le reazioni che ognuno di noi può avere. Ma come comportarsi nel caso di un arresto cardiaco? Usare il defibrillatore o aspettare i
soccorsi? Quali rischi si corrono se si agisce? E se non si agisce?
Si sente sempre più spesso parlare di defibrillatori semiautomatici esterni: li vediamo alle fermate della metropolitana, nelle farmacie, nelle scuole e nelle associazioni sportive. Ma chi può
usarli? Ci sono responsabilità penali se si agisce? Quali sono le conseguenze se non si agisce?
Cosa dice la legge
La legge 3 aprile 2001, n. 120, articolo unico dispone che:
“È consentito l’uso del defibrillatore semiautomatico in sede extraospedaliera anche al personale sanitario non medico, nonché al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione
specifica nelle attività di rianimazione cardio-polmonare.”
Esaminando questa norma relativa alla regolamentazione dell’uso del defibrillatore risulta quindi che chiunque, purché formato tramite un Corso BLSD, possa utilizzare un defibrillatore in caso di
arresto cardiaco.
E chi non ha frequentato il corso BLSD?
Abbiamo già visto come in caso di arresto cardiaco sia fondamentale, anzi vitale, agire il più presto possibile, poiché con il passare dei minuti aumentano i rischi di danni cerebrali permanenti
e la morte della persona colpita. Ma cosa fare se in quel momento si ha un defibrillatore a disposizione ma non sia prontamente reperibile una persona abilitata e autorizzata al suo utilizzo? E
che rischi corre una persona non abilitata ad utilizzare il defibrillatore automatico in una tale emergenza?
* La diagnosi non spetta all’esecutore: Con il defibrillatore semiautomatico esterno l’operatore non deve fare nessuna diagnosi, dato che non sarebbe possibile dare una responsabilità medica a
personale non in possesso dell’abilitazione all’esercizio della professione medica. A effettuare la diagnosi del ritmo defibrillabile è il defibrillatore stesso: ecco perché è uno strumento
assolutamente sicuro. Come sottolineato dalla Gazzetta Ufficiale n. 71 del 26/3/2003, “...l’operatore che somministra lo shock elettrico con il defibrillatore semiautomatico è responsabile non
della corretta indicazione alla defibrillazione, che è decisa dall’apparecchio, ma della esecuzione di questa manovra in condizioni di sicurezza …”. Infatti la sola accortezza nell’utilizzare il
defibrillatore è che nessuno tocchi il paziente durante la fase di shock: questo passaggio è sottolineato anche acusticamente dal defibrillatore stesso. Difficile sbagliare!
* Cercare di salvare una vita: Chi agisce per salvare una persona, lo fa ovviamente in buona fede. Ad esempio, quando si effettua un buon massaggio cardiaco, può capitare che si fratturino alcune
costole, ma questo lo possiamo definire un inconveniente minore mentre si sta cercando di salvare qualcuno da morte certa. L’articolo 54 del codice penale dichiara “non responsabile penalmente
colui che ha commesso un fatto, essendovi costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona”.
* Se non si aiuta si rischia l’omissione di soccorso: L’omissione di soccorso è punita dall’articolo 593 del codice penale. Questa norma infatti afferma che “Chiunque, trovando un corpo umano che
sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita o altrimenti in pericolo omette di prestare l’assistenza occorrente o di darne immediato avviso all’Autorità è punito con la reclusione fino a un
anno o con la multa fino a 2500 euro.” La legge è chiara: il primo dovere di chi si trova davanti ad una persona in pericolo è prestare l’assistenza necessaria e quindi, in caso di arresto
cardiaco, utilizzare il defibrillatore che si ha a disposizione.
Ma allora, quali sono i rischi quando si utilizza un defibrillatore?
Nessuno! A ben vedere non esiste nessun rischio pratico nell’utilizzare il defibrillatore senza aver frequentato un corso BLSD, poiché le istruzioni di questo strumento sono talmente chiare e
precise che nessuno potrebbe sbagliare. Ovviamente, si consiglia sempre di frequentarlo per imparare le tecniche di massaggio cardiaco, di messa in sicurezza della scena e di utilizzo del
defibrillatore.
Come abbiamo visto, anche sotto il profilo penale l’operatore non rischia nulla, in quanto è un soccorritore occasionale che sta prestando soccorso ed assistenza ad una persona in
pericolo di vita. Non si deve temere di creare danni derivati da manovre salvavita, come il massaggio cardiaco e l’uso del defibrillatore, poiché si è tutelati dalla legge.